Prezzi in salita, fedeltà in calo: come stanno cambiando le abitudini dei consumatori italiani nel rapporto EY Future Consumer Index

9 Giugno 2025 | Acquisti, Commercio, Consumatori, Curiosità, Non solo consumatori

C’è un’Italia che fa i conti ogni giorno con lo scontrino, che gira tra scaffali, clicca tra app e si interroga: “Ma vale ancora la pena comprare questo prodotto?”. È un’Italia fatta di consumatori sempre più attenti, critici e mobili, come racconta la quindicesima edizione dell’EY Future Consumer Index, pubblicata pochi giorni fa.

Prezzo batte marchio: i consumatori rivedono le priorità

Il dato più lampante? Il 77% degli italiani ha cambiato le proprie abitudini d’acquisto a causa dei rincari. E non si tratta solo di tagliare le spese superflue: oggi si guarda al valore reale di ciò che si compra. La cosiddetta shrinkflation, ovvero prodotti sempre più piccoli a parità di prezzo, è stata notata da 3 italiani su 4. In pratica, il pacco di biscotti che sembra lo stesso ma pesa meno sta facendo perdere fiducia nei marchi storici. Solo l’8% dichiara ancora un legame significativo con i brand.

Private label, da piano B a scelta consapevole

In questo scenario, le private label – ovvero i prodotti fabbricati da un produttore ma venduti con il marchio del rivenditore, anziché del produttore stesso – stanno prendendo terreno: il 60% dei consumatori italiani ritiene che offrano lo stesso livello di qualità dei brand tradizionali e il 30% non ha intenzione di tornare indietro. Una svolta silenziosa ma significativa, che si fa sentire soprattutto nei settori della cosmesi, della cura della casa e della persona, grazie anche a scelte sostenibili e cruelty-free.

L’innovazione non è un vezzo, è una richiesta

L’80% dei consumatori italiani chiede alle aziende di investire continuamente in innovazione. Attenzione però: il 37% percepisce molte delle “novità” come meri tagli ai costi mascherati da miglioramenti. Il rischio? Perdere credibilità. Al contrario, le collaborazioni tra aziende per creare prodotti nuovi ed efficaci sono viste con favore dal 66% degli intervistati.

L’intelligenza artificiale entra nello shopping

Il 74% degli italiani afferma di avere una buona comprensione dell’uso dell’IA nello shopping online e il 52% riconosce che abbia migliorato la propria esperienza d’acquisto. Si usano comparatori di prezzo, si leggono recensioni, si cercano codici sconto: l’esperienza è sempre più personalizzata. Ma la fiducia cieca nell’algoritmo non è ancora realtà: solo il 29% si lascia guidare da suggerimenti generati dall’IA.

In negozio o online? Entrambi, ma l’Italia resta affezionata alla vetrina fisica

Nonostante la spinta digitale, il 95% dei consumatori italiani continua a prendere decisioni d’acquisto in negozio, soprattutto dopo aver esplorato le alternative online. Gli scaffali, specie quelli all’altezza degli occhi, diventano vere e proprie leve di marketing e i marchi devono ripensare la loro visibilità anche in questo senso.

Il valore torna protagonista

Insomma, il consumatore italiano del 2025 è tutt’altro che passivo: analizza, confronta, sperimenta. E non è più disposto a pagare solo per un logo o per un brand specifico. Le aziende che vogliono restare competitive devono fare i conti con una realtà in cui prezzo, qualità e trasparenza sono i nuovi pilastri dell’acquisto. In un’epoca in cui ogni euro speso è una scelta consapevole, chi non ascolta i bisogni dei consumatori rischia di restare fuori dal carrello.

Foto: AdobeStock

Fonte: EY Future Consumer