Fast fashion, acquisti compulsivi e pratiche scorrette: si accende di nuovo l’allarme su Shein

10 Giugno 2025 | Acquisti, Commercio, Consumatori, Mondo digitale, Mondo digitale

Ogni giorno milioni di persone scrollano il sito di Shein come se fosse un gioco. Sembra che qui possano trovare di tutto: prezzi super convenienti, look di tendenza, offerte da non farsi scappare. In realtà, anche il sito e-commerce stesso non è creato a caso. Ogni tasto è studiato per spingerci a cliccare. Il colore dei prezzi è scelto per essere percepito come “conveniente”, positivo. Le promozioni che scorrono mentre cambiamo pagina, con grandi numeri colorati e tanti colori “accesi”, sono pensate per invogliare, persuadere, spingere all’acquisto. Le mille sezioni del sito: abbigliamento, casa, gioielli, prodotti per bambini, ci creano confusione e ci inducono a cercare più del necessario.

Tutto l’insieme di elementi ci crea urgenza, bisogno, desidero di acquistare online e subito. E’ qui che il confine tra marketing e persuasione viene superato. Proprio questi giorni infatti, l’Organizzazione europea dei consumatori (BEUC), ha presentato un reclamo alle autorità europee accusando Shein di incoraggiare l’acquisto compulsivo attraverso pratiche commerciali scorrette e tecniche di persuasione manipolativa sistematica, come quella del “dark pattern”.

Cos’è il Dark Pattern e come riconoscerlo?

Tra le accuse mosse a Shein nel reclamo presentato da BEUC, c’è l’uso dei dark pattern: elementi di design inseriti in siti e app con l’obiettivo di influenzare le decisioni degli utenti, spesso a loro insaputa e contro i loro interessi.

Secondo quanto denunciato, tra i principali strumenti manipolatori utilizzati da Shein ci sarebbero:

  • Timer falsi: conti alla rovescia che simulano un’urgenza per spingere ad acquistare subito, anche se l’offerta resta disponibile nel sito.
  • Messaggi su scorte limitate: avvisi del tipo “solo 2 pezzi disponibili” che creano paura di perdere l’occasione.
  • Obbligo di registrazione per accedere a contenuti o sconti, aumentando l’engagement e la possibilità di spingere a ulteriori acquisti.
  • Creazione di urgenza costante, attraverso grafiche e notifiche continue, che mantengono l’utente in uno stato di allerta.

Un consumo consapevole inizia dalla consapevolezza

Oltre al “dark pattern”, è stato segnalato anche  l’utilizzo del cosiddetto “confirm shaming”: una tecnica che fa sentire in colpa l’utente quando sceglie di non completare un’azione suggerita dal sito, come un pop-up che propone uno sconto con scritto “No grazie, preferisco pagare di più”, generando vergogna e imbarazzo.

Quello che può sembrare solo un sito pieno di sconti e occasioni, nasconde spesso strategie di persuasione invisibili che ci spingono a comprare più del necessario. Queste tecniche, oltre ad essere insidiose, alimentano  i danni ambientali e sociali causati dall’industria del fast fashion. La Commissione e le autorità nazionali esortano SHEIN a rispettare la legislazione dell’UE in materia di tutela dei consumatori.

Noi di Udicon ci siamo già occupati delle tecniche di greenwashing adottate da Shein. Per approfondire l’argomento, potete leggere il nostro articolo a questo link: https://www.udicon.org/2024/09/25/antitrust-su-shein-udicon-no-al-greenwashing-trasparenza-e-sostenibilita-non-sono-slogan/.

Fonte: Wired

Foto: Pexels