Scrolli le notizie, ti colpiscono, le condividi. Chi passa molto tempo sui social tende a leggere notizie in modo rapido, spesso senza verificarne la fonte. Piattaforme come Facebook, Instagram, TikTok premiano la viralità dei contenuti più che la loro affidabilità: è cosi che i social media diventano una cassa di risonanza per le fake news e per la disinformazione. Il problema non è solo a senso unico ma abbiamo anche noi delle responsabilità. Più tempo passiamo sui social, più rischiamo di credere a notizie false. Lo dimostra un nuovo esperimento condotto dai ricercatori della Michigan State University che evidenzia come chi vive elevati livelli di stress a causa del troppo tempo passato sui social (compromettendo il tempo per fare le altre attività quotidiane), sia i più propenso a credere alle fake news. In sostanza: più scrolli, più ti fidi delle bugie.
Come funziona l’esperimento?
All’indagine hanno partecipato circa 200 persone, tra i 18 e i 26 anni di età, a cui sono stati sottoposti dei questionari con notizie formattate come post sui social media. I ricercatori hanno condiviso con i partecipanti dieci notizie vere e dieci false, e l’ordine di pubblicazione era casuale. L’esperimento rivela che, chi passava tanto tempo online era più propenso a credere che le notizie false fossero vere, interagendo con i post indipendentemente dal fatto che fossero reali o falsi e addirittura cliccando di più su quelli falsi. “Oltre il 60% delle persone negli Stati Uniti legge contenuti e si informa sui social media. La nostra indagine dimostra che il fenomeno si diffonde sui social media a un ritmo maggiore rispetto alla diffusione delle notizie vere” – commenta Dar Meshi, professore associato e coautore dello studio, pubblicato recentemente sulla rivista PLOS One.
Situazione in Italia: le fake news più condivise nel 2025
Tra i temi più ricorrenti della disinformazione spiccano salute, affetti e scienza, ambiti che “cavalcano l’emotività” e generano un forte coinvolgimento con il pubblico. Le fake news più virali si distinguono anche per l’ambiguità: combinano fatti reali e falsi, titoli sensazionalistici, elementi di attualità, che le rendono pericolose e difficili da interpretare.
- Il Presidente Macron e la sostanza stupefacente. Proprio in queste ore, il video del Presidente Macron e dello “schiaffo” della moglie Brigitte sta facendo il giro del web, attivando innumerevoli e ipotetiche false interpretazioni sulle vicende della loro relazione privata. Tempo fa un altro video virale invece, mostra il Presidente Macron su un treno verso Kiev, accusato di fare uso di sostanze stupefacenti. In realtà si trattava solo di un fazzoletto di carta accanto ad un bicchiere di vetro.
- Deepfake e video di celebrità. Tecnologie come i deepfake sono state utilizzate per creare video falsi di celebrità e politici, promuovendo prodotti o investimenti inesistenti. Questi video ingannevoli hanno truffato numerosi consumatori, come quello di Enrico Mentana e Giovanni Ferrero dove, con l’intelligenza artificiale, sono state modificate delle clip per farli sembrare promotori di una improbabile piattaforma di guadagno facile. Ovviamente, i protagonisti non hanno fatto davvero queste dichiarazioni.
- La pasta italiana contiene “glifosato”. Una delle fake news più diffuse sostiene che la pasta di note marche italiane, contenga glifosato, un pesticida considerato potenzialmente pericoloso. In realtà questa affermazione è falsa: diversi test, tra cui quelli condotti da Altroconsumo, non hanno rilevato tracce della sostanza. La notizia ha avuto grande risonanza perché riguarda un tema molto sensibile per i consumatori: la sicurezza alimentare.
Come difendersi dalle fake news?
Per proteggersi dalle notizie false e costruite in modo ingannevole, si possono adottare alcune semplici ma fondamentali precauzioni:
- Controllare la provenienza delle notizie: verifichiamo che ciò che stiamo leggendo o ascoltando arrivi da una fonte attendibile.
- Cercare conferme su più fonti attendibili per scoprire più punti di vista.
- Verificare che le fonti incluse in articoli di cronaca o servizi giornalistici siano citate correttamente e che si riferiscano a persone o a organizzazioni e enti realmente esistenti.
- Oltre al titolo social impattante, dedicare lettura e approfondimento del contenuto.
- Creare una propria lista di fonti attendibili e verificare le notizie prima di diffonderle.
- Avvisare chi condivide disinformazione che sta diffondendo una “bufala”.
- Consultare siti di fact-checking che spesso hanno già verificato la notizia: es. FactCheck, Open.
Fonte: Agenda digitale , ANSA, SocialCom Italia
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